Brano: [...]tamente fucilati. Con le sentinelle poco vigili o assenti, quando fu dato l’allarme il nemico era ormai alle porte. A quel punto Beltrami avrebbe ancora potuto tentare di sfuggire all’attacco, ma l’impulso battagliero del suo temperamento lo indusse a scegliere la via della lotta a oltranza.
A fianco di Beltrami si trovavano
— tra gli altri — il tenente Bettini, il commissario politico Gianni Citterio, Antonio Di Dio, il giovanissimo Gaspare Pajetta, Aldo Carletti, Vermicelli. Tutti si raccolsero attorno al « capitano », attenti ai suoi ordini.
Al tenente Bettini venne affidato
il compito di proteggere con un fucile mitragliatore il fianco destro dell’area di combattimento. A sinistra si piazzò un altro gruppo, comandato da Citterio. Al centro, dove sorgevano grossi alberi, si appostò Beltrami, attorniato da Antonio Di Dio, Gaspare Pajetta, Aldo Carletti e qualche altro.
Lo scontro fu durissimo e i partigiani non poterono resistere alla schiacciante superiorità del nemico.
Il racconto di un superstite
Il « capitano », in piedi dietro un albero, sparava con un fucile '91. Da buon cacciatore, per lui valeva il detto « Ogni colpo va nel carniere ». Anche Antonio sparava in piedi, al riparo di un tronco.
« Un combattimento accanito — riferirà Aldo Marchetti, uno dei superstiti — si sviluppa alla nostra destra. Il capitano manda in aiuto una mitragliatrice con un carabiniere e quattro uomini. ” Coraggio che oggi mangiamo[...]
[...]riparo di tronchi di albero. Comprendono che ormai non c’è più niente da fare, il capitano invita tutti i giovani a ritirarsi; ripete poi l’invito a tutti, anche a coloro che difendono i fianchi dello schieramento. Ma nessuno lo ubbidisce, tutti vogliono restare al suo fianco a combattere.
La posizione comandata dal tenente Bettini viene aggirata alla destra. Il tenente ordina di arretrare, cercando di continuare
Meliconi, Massimo
Gaspare Pajetta, caduto a Megolo
difendere Beltrami da una posizione sovrastante. Ma i tedeschi riescono a infiltrarsi tra la sua formazione e quella di Beltrami e cominciano a sparare su quest’ultimo, prendendolo di fianco.
Anche Citterio, neH’impossibilità di tenere la sua posizione, manovra verso Beltrami per congiungersi col suo gruppo.
È Pajetta ad accorgersi del pericolo: " Sparano anche da questa parte! ”, grida al capitano.
Questi si volge di scatto e raffica contro i tedeschi che ormai sono a pochi metri da lui. Ha appena il tempo di gridare ancora una volta ai suoi uomini l'ordine di ritirarsi, quando è visto portarsi l’arma alla gola tutta rossa di sangue. Spara ancora tenendo il mitra come una pistola, finché è abbattuto da una seconda raffica che lo colpisce in pieno petto.
È ormai la fine di tutti quelli che si trovano attorno a lui. Forse qualcuno potrebbe ancora salvarsi, ma nessuno vuole farlo. Citterio assume il co[...]
[...]a pistola, finché è abbattuto da una seconda raffica che lo colpisce in pieno petto.
È ormai la fine di tutti quelli che si trovano attorno a lui. Forse qualcuno potrebbe ancora salvarsi, ma nessuno vuole farlo. Citterio assume il comando e rinnova ai superstiti l’ordine del capitano di ritirarsi. Rispondono tutti sparando le ultime cartucce contro i tedeschi. Uno dopo l’altro, a pochi passi di distanza, cadono Antonio Di Dio, Citterio, Gaspare Pajetta, Carletti e i loro compagni ».
Sergio (Pajetta) fu visto piegarsi su un fianco, comprimendoselo con le mani in uno spasimo di dolore. Poi, appoggiato all’albero e raccolte le ultime forze, sparò ancora sino a quando fu colpito in pieno da una raffica dello stesso mitragliatore che aveva ucciso il suo capitano. Sotto la blusa gli venne trovato Stato e Rivoluzione di Lenin, con le pagine perforate e intrise di sangue.
I soli superstiti furono il tenente Bettini, Marchetti, Vermicelli e alcuni altri partigiani che, aH’indomani, raggiunsero le posizioni di Rimella.
« Ripieghiamo alla meg[...]
[...]rstiti di Megolo, della formazione « Beltrami » rimanevano un gruppo di circa 20 uomini al comando del tenente Rutto e di base sul Monte Massone, e un altro comandato da Albino Calletti (v.). Entrambe le formazioni erano scese in pianura per ricevere un lancio.
A Megolo caddero Filippo Beltrami, Gianni Citterio, Antonio Di Dio, Car
lo Antibo, Bassano Bassetto, Aldo Carletti, Angelo Clavena, Bortolo Creola, Emilio Gorla, Paolo Marino, Gaspare Pajetta, Elio Toninelli. Alla memoria di Beltrami, di Citterio e di Antonio Di Dio è stata conferita la medaglia d’oro al valor militare.
Bibliografia: P. SecchiaC. Moscatelli, Il Monte Rosa è sceso a Milano, Torino 1958; A. Marchetti, Ribelle, Milano 1947; A. Azari, l’Ossola nella Resistenza italiana, Domodossola 1954.
Meina, Strage di
Comune novarese di 2.500 abitanti e stazione climatica sul Lago Maggiore, durante la Guerra di liberazione Meina fu teatro di una strage compiuta dai tedeschi.
Poco dopo I’8.9.1943, per sfuggire alla deportazione, si erano rifugiate a Meina alcune famiglie[...]